martedì 15 dicembre 2009

... Quando corriamo i maggiori rischi? Quando ci accorgiamo di essere troppo soddisfatti di noi stessi; se c'è qualcuno che ci definisce valenti, saggi, virtuosi, siamo subito disposti a credergli. E mentre siamo molto bravi a rintuzzare gli insulti non lo siamo altrettanto quando qualcuno ci copre di lodi e di lusinghe ... Ciascuno, in misura diversa, si lascia infatuare dall'adulazione ... Diffida degli adulatori plaudenti ... Il saggio è pieno di gioia, allegro e sereno, imperturbabile; la sua vita è pari a quella degli dèi. E ora esamina te stesso: se non sei mai triste, se nessuna speranza ti fa trepidare in attesa del futuro, se notte e giorno il tuo spirito fiero e soddisfatto di sé mantiene un atteggiamento stabile e sempre uguale, hai toccato il culmine dell'umano bene; ... questo è il risultato della saggezza: una gioia stabile. L'animo del saggio è come il mondo sulla luna: là c'è sempre il sereno. Hai, dunque, un valido motivo per desiderare la saggezza: una gioia perpetua. Questa gioia nasce unicamente dalla coscienza delle proprie virtù: può gioire solo l'uomo forte, giusto, temperante. Quella gioia che tocca agli dèi e a chi li emula è continua, senza fine; finirebbe, se derivasse da altri. Ma poiché non è un dono di altri, non è soggetta all'arbitrio altrui: la sorte non può strappare ciò che non ci ha dato.
Seneca, Lettere a Lucilio, 59, 11-18

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